Le "arti sorelle", musica e danza, nel nuovo concept "Tamué" di Franco J Marino.
Oggi vi voglio raccontare una storia,
quella delle nove figlie di Zeus e di Mnemosine (in greco
significa memoria) abitanti dell'Olimpo che amavano suonare,
cantare e danzare per il dio Apollo. In particolare vi racconto di Euterpe,
musa che rallegra le feste degli dèi e
degli eroi con la musica del suo
flauto e Tersicòre, quinta figlia –musa del re degli dei che si diletta
nella danza e si distingue dalle altre sorelle (Clio, Euterpe,Thalia,
Melpomene, Erato, Polimnia, Urania, Calliope) per la ghirlanda di fiori che
ha sul capo e per lira e il plettro che
tiene in mano. Le nove figlie di Zeus sin dall’antichità sono
invocate dai poeti , musicisti, danzatori come ispiratrici delle loro opere. Si racconta che chiunque osi offenderle viene
severamente punito, proprio come accadde alle figlie di Pierio, re della Tessaglia, che
avevano voluto rivaleggiare con loro nel canto e nella danza furono mutate in
uno stormo di rauche gazze. Anche se sono leggende nel cuore di ogni vero
artista c’è amore e rispetto verso le muse dell’arte.
Euterpe e Tersicore sono, tra le musa-sorelle,
le due più amate dagli artisti anche se molti continuano a chiedersi se la
musica è necessaria alla danza?
In un piccolo manuale coreutico, Elisa Guzzo Vaccarino, giornalista e critico
di danza, spiega che anche se si parla di “arti sorelle”, la musica e la danza possono essere pensate in
maniera disgiunta, in quanto la musica senza danza vive di vita propria mentre
- si ritiene comunemente - la danza senza musica non possa esistere… ma, studiando la storia della danza occidentale, si
scopre che il problema della relazione danza-musica si chiarisce nel tempo.
Partendo dal balletto dell’ottocento, passando per Martha Graham , Pina
Bausch fino ad arrivare ai giorni nostri abbiamo assistito ad un uso differente
della musica nella danza: dai silenzi ai rumori, dalle musiche classiche a
composizioni originali. Coreografo e musicista trascrivono su un pentagramma unico
la comunitaria idea di movimento sulle sette note.
Nell’era 3.0 le “arti sorelle” si incontrano in nuovi luoghi,
luoghi moderni dove continuare a scrivere la storia della danza e della musica… Spot pubblicitari e video musicali sono i linguaggi
sperimentali che disegnano il futuro rapporto delle “arti sorelle”, presentando
nuovi concept come il video del singolo
Tamué, del cantautore partenopeo
Franco J Marino. Questo brano, infatti propone un nuovo mood che
racconta come la musica si fondi perfettamente con una danza di passione, gioia
e contraddizione.
Per comprendere questo ulteriore passaggio ho deciso di
incontrare Franco J Marino – il quale mi ha spiegato come nasce questa fusione tra la musica partenopea e la danza latina…
Ciao Fabrizio! Il progetto nasce
dal mio bisogno di unire una chiave ritmica originale alle mie composizioni e
alla mia poetica. Mettere "le ruote alle mie canzoni"; sai io credo
che l'artista quando soffre ha più urgenza di dire certe cose e lo fa con la
giusta emozione; ma è altrettanto vero che a un certo punto ho intuito che
anche la sofferenza può danzare, perché la passione si esprime anche con il
corpo. Così, un giorno della scorsa estate, mi trovavo a casa del maestro
Malavasi a pranzo e mentre spiegavo questo concetto, gli feci ascoltare un
brano che avevo da poco scritto e cominciammo ad improvvisare. Lui con le
forchette, il tavolo di legno e con la voce faceva il basso, io con la chitarra
suonata come se fosse una percussione e la voce. Istintivamente e presi dall'ispirazione,
stavamo creando una chiave ritmica insolita. Poi si è passati alla fase
successiva quella cioè di studiare un suono elettronico partendo dall'analogico
e da qui in poi è stato tutto in divenire. Nel mood sono entrati tutti questi
elementi, le forchette, il legno, il suono analogico( che sembra uno
scacciapensieri elettronico, dal quale ho tratto ispirazione creando una specie
di strumento spaziale in grado di riprodurlo), le percussioni, le chitarre
suonate pizzicando forte le note, un contrabasso volutamente suonato anch'esso
come una percussione e altro. Poi abbiamo inventato due neologismi: Tamuè e
Napolatino, per meglio identificare questo che credo possa essere
considerato un nuovo mood, ma tutto nasceva in maniera semplice e spontanea.
Quando c'è energia positiva si riesce sempre a fare qualcosa di buono.
Successivamente abbiamo creato la sceneggiatura del video e con l'aiuto di
Ivana, la danzatrice, dei passi che rappresentassero il Tamuè: danza di
passione, evocazione, visione, eleganza, una danza più lenta non muscolosa.
Poi, da subito, Mauro ed io abbiamo pensato e scelto Procida come location per
il video; un isola meravigliosa legata alle mie radici indissolubili, un amore
verso questa terra che ci accomuna.
Chi ha curato le coreografie e a cosa si è ispirato?
La sceneggiatura del video è
stata scritta alle quattro del mattino da me e Mauro. Ci siamo ispirati alla
bellezza, ho pensato anche a Sophia Loren, la immaginavo danzare, abbiamo
curato un po' tutti i dettagli anche con l'aiuto di Ivana, la danzatrice, Ana
Ortega Moral, la regista, Paolo Mercadante, direttore di fotografia e il resto
lo ha fatto l'isola di Procida.
Come si chiama la ballerina?
Ivana Caffaratti, argentina con
radici italiane.
Ti piace ballare... cosa?
Certo, mi piace molto,
soprattutto la danza elegante, di passione; mi piacerebbe approfondire e
studiare, appena avrò un po' di tempo lo farò.
Taumé anticipa l’uscita del tuo nuovo album, sarà un album
ballerino?
Si, gran parte del progetto sarà
improntato su questa danza; Tamuè non è infatti solo il singolo, è appunto una
danza.
Grazie Franco e buon ballo!!!
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